giovedì 13 giugno 2013

Dalle Ande all'Invalsi

Stamattina alla scuoletta dove tutti mi chiamano presidente mi si ripropone una questione che non avevo risolto durante la plenaria: può una ragazzina arrivata alla fine dello scorso anno scolastico effettuare la prova invalsi di italiano in versione facilitata, essendo ancora in fase di prima alfabetizzazione? In modalità insegnante, mi viene subito da pensare a quale sarebbe la cosa migliore per permetterle di dare il meglio di sé. Ma io lì sono in modalità commissario, con il compito di garantire la corretta applicazione della normativa. Cosa che mi sta un po' stretta. La normativa è netta: non si può. Mannaggia. Vediamo se c'è qualche diversa interpretazione. Per iniziare chiedo alla dirigente, che incrocio nel corridoio e che ha fama di leonessa nel difendere i diritti di tutti coloro che orbitano attorno alla sua scuola. La risposta è più che secca: se non ha la certificazione, no! Rileggo la circolare ministeriale, che dice chiaramente che il caso rientrerebbe nei fumosi BES, ma comunque non esiste la possibilità di fare sconti sull'Invalsi.
Penso a Mafalda, il prossimo anno alle prese con l'esame e mi viene l'ansia. Vorrei trovare il modo di aiutare questa tredicenne, che lunedì si troverà davanti un testo fuori dalla sua portata, seguito da domande a cui dovrà rispondere possibilmente con un minimo di cognizione di causa. Mi resta l'ultima carta, mando una mail al sito dell'Invalsi, senza molte speranze di risposta. E invece la risposta arriva, addirittura con la richiesta di un recapito telefonico. Chissà che cosa mi devono comunicare... Lo invio e mi richiamano dopo poco tempo. Mi stupisco di tanta efficienza. Del resto non è il ministero, ci tengono a precisare, e si vede che all'Invalsi hanno un sacco di personale. La risposta però è sempre la stessa, ma arriva solo dopo un chiarimento. Da quando è in Italia la ragazza? Da maggio del 2012. Ah, allora non è possibile, se fosse arrivata a settembre ci sarebbe stata la possibilità di non farla rientrare nelle statistiche dell'istituto. Ma non è questo il punto, dico io, è per la valutazione individuale. Ah certo, dice lei,  ma se l'hanno promossa vuol dire che la ritengono in grado di fare la prova. Questa è scema, penso tra me. Sta a vedere che la dovevano bocciare.  E comunque mi appare chiaro che nessuno dell'Invalsi ha probabilmente mai messo piede in una scuola. Né sanno nulla di valutazione, a dispetto del nome pomposo che portano. Ad ogni buon conto, saluto e ringrazio per la solerzia.
Ora, io non mi voglio accodare al corteo degli anti invalsi, che trovo stucchevoli e pretestuosi. Io in linea di massima i test li trovo se non indispensabili, almeno utili, se vengono usati a scopo di indagine, finalizzata magari a incentivare buone pratiche. Quello che trovo assurdo è che entrino nella valutazione dell'esame conclusivo, al termine di un percorso formativo, quello della scuola media, che ha finalità diverse da quelle testate.
Mi pare tanto rozza l'interpretazione che la vulgata dice si voglia dare ai risultati (migliori esiti nei test=migliore scuola= fondi), che non ci voglio credere. Mi sembra però incredibile che non si tracci una linea netta di demarcazione tra la valutazione di sistema, cui l'Invalsi aspira, e la valutazione formativa che i docenti costruiscono nel tempo.
Comunque sia, il voto finale si compone sulla media di sette voti, di cui uno è quello dell'Invalsi. La nostra tredicenne arrivata dalle Ande, arrivata fino qui, non si perderà certo d'animo per un Invalsi qualsiasi.

Nessun commento:

Posta un commento