lunedì 21 gennaio 2013

(non) uno di meno

Cicciobello ha undici anni e le mèches, un anello al pollice e pantaloni troppo larghi. Cicciobello è un po' sovrappeso e sorride spesso, per dire a tutti che le cose per lui non sono così brutte come dicono, che lui è felice. E' svagato, sbaglia o dimentica i compiti e viene a scuola un giorno sì e tre no, forse perché ha paura che quegli errori gli procurino qualche figuraccia di fronte ai compagni.
E' sensibile, Cicciobello, ha una voce da bambina e disegna ragazzine bionde, con taglio dei capelli fashion e magliette coi cuoricini. La prof gli assegna sempre un banco là in fondo, perché così non copre la visuale a nessuno. Poi non c'è mai, quindi tanto vale mettere davanti quelli che stando dietro si perderebbero.
Così Cicciobello disegna, disegna forse per non pensare.
 Che fine ha fatto Cicciobello?, chiede ogni tanto Saltapicchio. Appunto, cos'ha che non viene mai? le fa eco Vispateresa, con gli occhioni intristiti.
Enrichetto dal Ciuffo, che lo vede spesso perché gli porta i compiti, non si sbilancia, trincerandosi dietro a un vago "Non si sente bene."
E' Humpty Dumpty che alza la mano, sempre rispettoso delle regole: "Non vuole venire. Perché Bella lo prende in giro".
Non è vero, dice Bella con aria incredula.
Gli ha detto frocio, dice qualcun altro che la prof non riesce a individuare.
In effetti oggi la mamma di Cicciobello è andata a parlare di questo figlio che non vuole più uscire di casa e delle molte cose che lo affliggono. E alla fine non ha nascosto che quel "frocio" c'è stato e ha colpito duro, proprio dove fa male perché è da quando giocava con le bambole, ed era molto piccolo, che il papà batte proprio lì.
L'angoscia lo paralizza e ha paura che, se esce, il mondo gli crollerà addosso, ora che il papà e la mamma non si parlano più e a casa sono venuti addirittura i carabinieri. Ora che la sua vita potrebbe dipendere da un giudice, anche se non sa bene cosa questo voglia dire.
Si è chiuso nel suo guscio, passando le  mattinate da solo, senza la mamma che lavora, senza tv perché il papà l'ha portata via.
Meglio stare al riparo dalla curiosità dei compagni, meglio non trovarsi a inventare una scusa perché non ha studiato o implorare la mamma per una ennesima giustificazione che gli risparmi la tortura dell'ora in palestra.
Perché, a parte la ciccetta che prima non aveva tanta importanza e adesso invece sì, a parte i voti che sono quasi sempre brutti, a parte qualche fastidioso commento dei compagni, c'è qualcosa che lo turba davvero. Quelle voci, quelle risatine, quelle sgridate, quei paragoni con gli altri bambini che si divertono con i giochi di guerra che sente da anni, tutto questo lo getta in un vortice di pensieri che per ora non hanno un nome, che lui riesce solo a ricacciare indietro, rendendo pan per focaccia a chi lo insolentisce.
Cicciobello non è più bambino, ma ha pensieri da bambino in un corpo che cresce. Si guarda allo specchio e vede una persona nuova, che non sa bene chi sia. Nessuno che gli dia una mano a conoscere questo nuovo lui, che per giunta è pure un po' strano.
Ci sarebbe la mamma che però è a pezzi e proprio non ce la fa.
E di quegli altri, quei grandi che gli sono estranei e che là, a scuola, potrebbero aiutarlo, lui non sa che farsene. Sono solo capaci di chiedergli ciò che lui adesso non può e non ha nessuna voglia di dare.
Meglio dormirci su un'altra notte, domattina si vedrà il da farsi.


5 commenti:

  1. io penso che un'insegnante come te in questi casi possa fare davvero tanto: parla con la classe, parla con lui.
    forza.

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  2. ho i brividi soprattutto pensando ad altri cicciobelli più famosi per le cronache. Sì, forza.

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  3. Abbiamo parlato e sono venute fuori un sacco di cose da tutti e si sono scoperti su dinamiche sotterranee impreviste. Oggi hanno portato pensieri, poesie e disegni per lui. E' stato bello.

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  4. brava. io lavoro con ragazzini come cicciobello - ci vivo in mezzo. è un'età malefica, cattiva con i deboli. e a quest'età si è davvero deboli. parlane, parlane con quelli che hanno colpito (probabilmente senza volerlo fare, senza cattiveria) e aiutatelo a sentirsi accettato, amato per quello che è: un ragazzino con pregi e difetti, un ragazzino che attraversa un momento buio. un ragazzino, mi si perdoni la franchezza, con un padre un po' coglione.

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  5. Definirlo coglione è più che un eufemismo, è un padre distruttore che sta facendo molto male ai figli. Gli altri non sono cattivi, sono anche loro alle prese con i loro casini di preadoloscenti. I problemi in classe pullulano, in generale...

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